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Gay & Bisex

LA SCOPATINA N.3 - LA DICHIARAZIONE. RACCONTO BREVISSIMO.


di RedTales
11.09.2020    |    5.907    |    2 9.8
"” Rimasero a chiacchierare fin quando non suonò il campanello..."
Il messaggino fece una piccola vibrazione ma Simone se ne accorse e vedendo che era di Fausto ci diede un’occhiatina: “ti devi fermare oltre l’orario?”
Rispose e ci fu un breve scambio.
“No, finisco alla chiusura, perché?”
“Ho tanta voglia. Vuoi che venga da te dopo?”
“Porcellino… Ma anch’io ho voglia… Si, vieni.”
“Un bacio. Sei meraviglioso. A dopo.”
“Un bacino.”
“Mi aspetti tutto nudo?”
“Va bene, ma sei sempre più porcellino.”
Fausto arrivò alla solita ora e trovò il suo compagno ancora bagnato per la rapida doccia fatta. Lo osservò un attimo prima di stringerlo in un forte abbraccio. Si baciarono dolcemente, avvinghiati.
“Mh! Sei bellissimo. Ho una voglia...”
“Anch’io” gli sussurrò all’orecchio smettendo di mordicchiargli il lobo e iniziando a sbottonargli la camicia.
Ci misero poco a ritrovarsi sul letto, ancora abbracciati, stesi su un fianco uno di fronte all’altro. Quindi, come piaceva ad entrambi Simone si girò sistemandosi a pancia in giù mentre Fausto gli si fece sopra e, sempre con la solita attenzione, iniziò lentamente a penetrarlo. Sapeva che il suo dolce amico faceva fatica ad aprirsi e gli serviva sempre un po’ di tempo per potersi dilatare. Continuarono a baciarsi mentre Fausto continuò ad invadere sempre di più l’altro corpo che, come sempre, restava quasi rigido nell’attesa che quel grosso bastone si aprisse piano piano la strada.
Quando la penetrazione fu completa si fermò in attesa di sentirlo rilassarsi. Ci mise poco e, finalmente, si sciolse come neve al sole segnalandolo con una profonda espirazione e ricambiando con passione il bacio. Era pronto per farsi cavalcare. Iniziò quasi lentamente aumentando progressivamente il ritmo delle spinte per farle diventare sempre più vigorose e ravvicinate. A Fausto piaceva metterci tanta forza perché così riusciva a raggiungere un orgasmo potente e… liberatorio. Simone adorava sentirsi preso con tanto impeto ed assaporare quella ingombrante presenza che lo faceva godere in un modo unico. Restando poi a pancia in giù le spinte gli facevano frugare il cazzo sul letto e questo, unitamente al resto lo faceva raggiungere sempre un forte e prolungato orgasmo che cessava solo quando anche l’altro, raggiunto il piacere si fermava.
Ed andò proprio così. Uno bagnò per primo il lenzuolo, continuando a gocciolare a lungo, mentre l’altro un po’ più tardi gli inondò il culo per poi fermarsi quasi subito, lasciandosi cadere con tutto il peso sopra il suo amante.
“Spostati, mi schiacci” pronunciò quasi senza fiato.
“Scusa” rispose lasciandosi rotolare al suo fianco per abbracciarlo immediatamente. I due corpi madidi di sudore rimasero fermi mentre le bocche si unirono in un bacio dove i rispettivi respiri affannosi si fusero uno nell’altro.
La calma pervase la stanza e i due uomini si appisolarono, stanchi per la giornata e per l’amore.
Simone riaprì gli occhi dopo una mezz’oretta, svegliato dal russare di Fausto e iniziò a baciarlo sul viso finchèp non si svegliò.
Si fecero delle coccole e si scambiarono baci e carezze poi: “preparo due fili di pasta.”
“Prima una doccetta. Insieme. Vuoi?”
“Certo che voglio. Mi brucia ancora il culo.”
“Ti ho fatto male?”
“Ma no! Lo sai che sono sempre stretto e poi mi è piaciuto tantissimo.”
La doccia fu piacevole e poi, continuando a girare per casa nudi preparano un bel piatto di spaghetti. Uno pensò ad apparecchiare la tavola e alla pasta, l’altro al sugo e al vino.
“E adesso facciamo arrivare un bel dolce” propose mettendosi a trafficare con il telefonino.
“Il dolce?”
“Si, quello che ti piace tanto. Appena ordinato, tra poco ce lo porteranno.”
Rimasero a chiacchierare fin quando non suonò il campanello.
“Vado io!” esclamò Fausto.
“Ma sei nudo!”
“Resto dietro la porta.”
Ci mise poco e, quando ritornò, tenendo qualcosa dietro la schiena, si fermò e abbassò davanti a Simone e gli prese la mano: “che ne pensi di venire da me? Di trasferirti da me. Cioè... voglio dire… pensi che potremmo vivere insieme.”
A Simone brillarono gli occhi e quando l’altra mano gli offrì un bellissimo mazzo di fiori restò allibito.
“Non era il dolce...”
“No! Sono sei mesi. Oggi sono sei mesi che ci conosciamo.”
“Te ne sei ricordato...”
“Come potrei non ricordare quel giorno. Lo ricorderò sempre.”
Simone si sporse in avanti e lo abbracciò e si scambiarono un lunghissimo bacio.
Poi si staccò, lo guardò dritto negli occhi e… “si! Si, si, si lo voglio. Voglio vivere con te.”
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